Ci sono tradizioni talmente radicate in noi che si confondono con il vissuto quotidiano, mentre non smettono di risaltare agli occhi di un estraneo.
Come “piantare il maggio”, o semplicemente “il palo”, quando nasce un bambino.
Per molti abitanti dell’Alta Val Cesano, infatti, è normale, annunciare il lieto evento “piantando un palo”, ma non un semplice palo … non fosse per le cose “strane” che ci mettiamo in cima!!
E se a prima vista sembrerebbe una sorta di albero della cuccagna, non lo è perché ha un significato totalmente diverso, anche se entrambi affondano le proprie radici in un lontano passato, addirittura pre-cristiano.
L’antica tradizione di “piantare il maggio” era molto diffusa in tutta Europa, e si svolgeva la notte fra l’ultimo giorno di aprile e il primo maggio appunto, era un rito di fecondità legato al risveglio della natura e al culto degli alberi. Quella notte, infatti, i giovani della comunità usavano piantare rami, mazzi di fiori, arboscelli nelle piazze dei villaggi o davanti alle case, in particolare di fronte all’abitazione della fanciulla alla quale volevano rendere omaggio. Era celebrato come auspicio di benessere per la comunità e per il singolo e il “maggio” si identificava con il potere germinativo e produttivo, essendo in tutto e per tutto l’equivalente del “phallus” romano.
Di questo significato se ne ritrova inequivocabilmente traccia anche nel curioso modo di dire, magari un po’ boccaccesco e sboccacciato, tipico delle nostre parti, che si usava quando s’incontrava un futuro padre e alludendo maliziosamente allo stato interessante della moglie gli si chiedeva “Hai piantato il maggio?”.
Dall’evoluzione di questa straordinaria consuetudine, e per estensione, è giunta fino a noi l’usanza di “piantare il maggio” ogni volta che nasce un bambino.
E anche se si è perso il significato originario di questo gesto, il carattere gioioso della festa rimane. I “celebranti” di questo “rito” sono gli amici della famiglia del nuovo nato, che si preoccupano di andare a sradicare, magari lungo il corso dei nostri fiumi Cesano e Cinisco, un alto pioppo ('bdollo' in dialetto), di privarlo della corteccia, togliergli tutti i rami tranne quelli più in cima e di portarlo sul luogo dove verrà innalzato. Sarà sempre loro cura abbellirlo, magari dipingendo il tronco con i colori della bandiera italiana, o di celeste per un maschietto o rosa per una femminuccia. A volte i “pali” vengono anche adornati con lucine rosa o celesti, che si fanno attorcigliare lungo il tronco per poi finire in cima rendendolo riconoscibile anche nella notte.
In cima al “palo”, appesi ai rami superstiti, allargati a raggiera e tenuti insieme da un cerchio (magari di botte), si appendono fiocchi, coccarde, il Tricolore, e gli attributi simbolo del sesso del bambino.
In passato, ma ancora adesso a ben vedere, per i maschi si appendevano un fucile, per la caccia, e una bicicletta (attualmente anche motorini e addirittura “apetti”), mentre per le femmine la rocca e il fuso per filare, sostituiti in tempi recenti con una bambolina, o un passeggino.
Ho visto anche biciclette sui “pali” femminili, quindi posso dire che piano piano noi donne ci stiamo emancipando anche in questo “rito ancestrale”!
Il giorno che viene innalzato il “palo”, la famiglia del bambino offre un lauto pranzo a tutti i partecipanti, che in passato si concludeva con canti e balli.
Il “palo” dovrà rimanere infisso nel terreno un anno o, come dice la tradizione, fino a che il bambino non sarà in grado di toccarlo con le proprie manine, e anche il giorno che verrà smontato, la famiglia dovrà di nuovo offrire il pranzo, rinnovando così un momento di festa.
La vecchia usanza di “piantare il maggio”, è stata affiancata dalla “nuova” tradizione di infiocchettare la casa del bambino con fiocchi rosa o celesti; attaccare striscioni colorati con il nome stampato a grandi caratteri accanto ai personaggi dei cartoon, o realizzare le singole lettere che compongono il nome del fanciullo, sempre con i fiocchi colorati.
Anche enormi cicogne appollaiate su finti camini, con tanto di bebè appeso al becco, hanno iniziato ad apparire nei giardini delle nostre case, ma di sicuro il “maggio” è e resterà sempre la nostra più cara e sicuramente più tipica antica tradizione.
Fonti:
“Pianta’ ‘l maggio” Luisa Barbadoro, giornalino “Il sentiero” n. 63
http://alberodimaggio.blogspot.com/2010/05/lalbero-di-maggio.html