La pasqua è da sempre uno dei periodi più intensi dell’anno dove si sovrappongono i riti religiosi della festa più importante e solenne della cristianità, con quelli laici della primavera. Le nostre tradizioni, così profondamente legate al mondo agricolo, e al ciclo delle stagioni, si sposano amabilmente con il culto cristiano che celebra la morte e la risurrezione di Gesù.
Pasqua letteralmente significa passaggio e deriva dalla festa ebraica detta Pesach, durante la quale si celebrava il passaggio del popolo d’Israele attraverso il mar Rosso, dalla schiavitù d’Egitto alla libertà. Per i cristiani invece rappresenta il passaggio dalla morte alla vita di Cristo. Curioso, aggiungerei io, che questa festa si celebri in entrambi i casi sempre in primavera, quando anche un altro passaggio si compie, quello cioè dall’inverno alla primavera.
La Pasqua è una festa mobile e va festeggiata rigorosamente la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera. E cioè in un arco di tempo che va dal 22 marzo al 25 aprile. Per questo si dice che la pasqua è bassa o alta a seconda del periodo in cui prende. Dalle nostre parti, però, si dice anche che la “pasqua è alta” riferendoci a qualcuno visibilmente alticcio, forse alludendo al fatto che…ne deve ancora passare di tempo prima di smaltire la sbornia! Ancora, dicevano i vecchi, “Gesù è morto con la luna vecchia di marzo”.
...'mangiare di magro' per i nostri nonni non era davvero un gran sacrificio visto che mangiavano raramente carne...
Nei quaranta giorni che precedono la domenica di Pasqua, si osserva la Quaresima, periodo che prevede digiuno e astinenza dalle carni, almeno il Mercoledì delle Ceneri, che da inizio alla Quaresima vera e propria, e tutti i venerdì a seguire. Una volta si diceva che bisognava “mangiare di magro” cioè tutto ciò che non fosse carne, ma per i nostri nonni non era davvero un gran “sacrificio”, visto che tale sostanzioso cibo non finiva quasi mai sulle loro tavole. Ci si cibava sempre di verdure, formaggi, e di tutto quello che la natura offriva. Si può dire che il “sacrificio” lo facevano tutto l’anno.
In occasione della Pasqua si davano il via alla grandi manovre in casa, cioè si iniziavano le “pulizie di Pasqua” perché “passava il prete”. Era il pretesto per arieggiare le case e la biancheria, visto l’arrivo della bella stagione. In un certo senso, pulendo, ci si toglieva di dosso, oltre che lo sporco accumulato nei mesi freddi, l’inverno in sé. Il sacerdote veniva per benedire la casa e i suoi abitanti, e visto che l’effetto dell’acqua santa “passava sette muri”, comprendeva tutti, uomini e bestie. In quell’occasione inoltre, se la visita del prete era a ridosso della Settimana Santa, gli si facevano benedire anche le uova, quelle che, sode, si sarebbero mangiate la mattina di Pasqua.
L’uovo è da sempre un simbolo della rinascita della primavera, e con questa festa cristiana diviene l’immagine dell’uomo che rinasce in Cristo. Ecco perché ci si scambiano le uova pasquali, con dentro la sorpresa, e che scorpacciate di buon cioccolato.
...la lauta colazione di Pasqua dava inizio ai festeggiamenti, ci si riempiva la pancia e si era più contenti
Al termine della Quaresima, la lauta colazione di Pasqua, che dava inizio ai festeggiamenti, ripagava di tante privazioni: a tavola si portava coradellina d’agnello, salumi fatti in casa, già belli maturi – il maiale è stato macellato nel freddo dell’inverno, a gennaio - le cresce di pasqua (dolci e salate) con un tripudio di formaggio, uova sode, frittata con la menta, erba di campo…insomma ci si riempiva la pancia e si era più contenti. Forse è da qui che proviene il detto “Essere felice come una Pasqua”.
Anche adesso, che viviamo nell’abbondanza, sulle nostre tavole non possono mancare i cibi tradizionali della mattina di Pasqua: è un rito imprescindibile a cui non possiamo fare a meno.
La Domenica delle Palme, prima della rituale processione che ricorda l’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, si benedicono le “palme”. Per una fortunata coincidenza in questo periodo, si potano i numerosi alberi di ulivo che costellano le nostre colline, e i rami potati, in quantità, sostituiscono quelli ben più rari delle palme vere e proprie. Una volta tornati a casa con “la palma”, questa intrecciata a formare una corona, si porrà sulla sommità di un crocifisso, in cucina o nelle camere da letto. Servirà da buon auspicio, è benedetta quindi per estensione porterà il suo benefico influsso in tutta la casa e in coloro che la abitano. Il Mercoledì delle Ceneri dell’anno successivo verrà “ritualmente” bruciata perché è “benedetta” e non si può semplicemente buttare via.
La Settimana Santa, quella che va dalla Domenica delle Palme al Sabato che precede la domenica di Pasqua, è un concentrato di riti religiosi e tradizioni antichissime.
La Settimana Santa, quella che va dalla Domenica delle Palme al Sabato che precede la domenica di Pasqua, è un concentrato di riti religiosi e tradizioni antichissime. Ci si cala in un’atmosfera ricca di pathos, drammatica oserei dire, e ogni giornata è caratterizzata da un evento. Tutto si fa più cupo, a volte anche il tempo atmosferico ci mette del suo e sembra che ci si debba tutti preparare al dramma che si svolgerà sul Golgota il Venerdì Santo.
Il Giovedì Santo iniziano le celebrazioni del Triduo Pasquale e durante il giorno si fa visita ai “Sepolcri”. Quest’usanza consiste nel fare il giro di sette chiese, sempre ammesso che ce ne siano, e nel recitare delle preghiere secondo le intenzioni del Santo Padre. Poiché durante la settimana è fatto divieto di adornare gli altari con dei fiori, un tempo, in questa occasione, si ricorreva all’uso di particolari infiorescenze come addobbo. In pratica all’inizio della Quaresima si soleva piantare dei semi di grano, orzo e cicerchia in vasi che sarebbero poi stati tenuti completamente al buio, magari sotto una bigoncia (recipiente di legno fatto a doghe, a forma di tronco di cono usato per la vendemmia).
...si raggirava il divieto usando dei “fiori” facendo germinare piante prive di colore....
Il potere germinativo dei semi si sarebbe comunque attivato ma la mancanza di fotosintesi clorofilliana, data dalla luce del sole, avrebbe prodotto piante bianche lattiginose, dai lunghi steli, che sarebbero ricadute su stesse, creando una cascata biancastra. Insomma si raggirava il divieto usando dei “fiori” che…fiori non erano perché erano piante prive di colore. Non tutti ricordano questa antica usanza, ma ho scoperto che dei volenterosi dalle parti di Corinaldo, hanno ripreso questa tradizione, con risultati eccellenti.
Ma il Giovedì Santo è anche caratterizzato dalla Messa in Coena Domini, più comunemente detta “Lavanda dei piedi”. Si ricorda l’ultima cena di Gesù insieme ai suoi discepoli, quando, oltre ad aver istituito il sacramento dell’Eucarestia, si dispose a lavare i piedi dei suoi seguaci dimostrando che non era venuto per essere servito, ma per servire, compiendo un atto di totale umiltà.
...un tempo si “legavano le campane”, nessuna chiesa avrebbe dovuto suonare le campane in segno di lutto...
Al termine di questa celebrazione si “legavano le campane” (una chiara allusione a quando le campane si suonavano a mano, tirando lunghe corde), cioè nessuna chiesa avrebbe dovuto suonare le campane nei giorni successivi, in segno di lutto, fino al momento della resurrezione. Non era cosa da poco, considerando che la vita contadina, e non solo, era scandita dal suono delle campane, che dal borgo raggiungeva i campi lontani, e immagino che creasse un certo senso di smarrimento. Attualmente, anche se le campane sono elettriche, ci si ricorda di questa usanza e semplicemente si programmano per non suonare alle ore stabilite.
Nei giorni della Settimana Santa mi accorgo di quanto il suono delle campane faccia parte della mia vita quotidiana, come inconsciamente ne segua lo scandire del tempo, perché non le sento suonare come sempre. Soprattutto a mezzogiorno quando, di solito, a distanza di un minuto o due le campane della Chiesa San Francesco ed il Duomo, si rincorrono nell’etere con il loro suono gioioso. È il vantaggio di vivere in un piccolo centro come Pergola, dove il frastuono della città non sovrasta il suono argentino delle campane.
Ho conosciuto diversi villeggianti che mi hanno confidato di non riuscire a dormire, i primi giorni, perché c’erano o troppo silenzio di notte, o troppe campane a suonare di giorno, soprattutto la domenica mattina.
Questo fatto di “legare le campane” mi riporta alla mente un episodio della mia infanzia quando, un Venerdì Santo, qui alle Birarelle, il mio rione, scesero da San Francesco, dei bambini poco più grandi di me, che agitavano degli strani strumenti, dal rumore assordante e gracchiante, terrorizzandomi. Uno aveva in mano la “raganella” e l’altro la “galtreppola”, da qualcuno conosciuta come “battistrangola”. Strumenti antichi e dal “suono”, per non dire rumore, inconfondibile. Passavano per le vie della città con questi aggeggi infernali sostituendosi alle campane e annunciando lo scorrere delle ore, così come riportato dai vangeli, quando descrivevano il Venerdì di Passione. Dicevo che mi spaventai non poco, tanto più che il cielo era cupo e nuvoloso, una strana atmosfera incombeva su tutti noi. Insomma mi sembrava di rivivere il momento della morte di Gesù così come ce lo raccontano le scritture.
il Venerdì Santo, almeno per noi Pergolesi, tocca il suo culmine con la tradizionale e antichissima “Processione del Cristo Morto”
Il Venerdì Santo, almeno per noi Pergolesi, tocca il suo culmine con la tradizionale e antichissima “Processione del Cristo Morto”, che si snoda per le vie della città. Si portano in processione una pregiata statua lignea del Cristo crocifisso, posta su di un catafalco sormontato da un baldacchino, seguito dalla statua della Madonna Addolorata.
Tutti gli arredi sacri sono di squisita fattura settecentesca e i bambini portano in processione i “misteri” della passione. I fedeli e i confratelli della Compagnia Del S.S. Crocifisso, salmodiando e pregando compongono il corteo.
Pasqua non è solo atmosfera cupa o celebrazioni intense, è anche Primavera... in campagna fervono i lavori ed in cucina fervono i preparativi...
Pasqua non è solo atmosfera cupa o celebrazioni intense, è anche Primavera! E’ la voglia di uscire e magari stare di più all’aria aperta, fra uno scroscio d’acqua e l’altro, fra una passeggiata nel sole, e una serata davanti al camino perché “è artonato il freddo”. La natura si sta risvegliando e allora via, a cercare asparagi perché è questo il periodo, e guai a rivelare agli altri il nostro posto fortunato. Manterremo il nostro segreto gelosamente.
In campagna fervono i lavori, tutto deve essere pronto per l’estate. Bisogna, ad esempio, potare le viti, legarle ai sostegni con il “venco” (rami di salice), concimare l’orto… c’è così tanto da fare!
Ma anche in cucina fervono i preparativi. Preparare il pranzo di Pasqua richiede pazienza e passione.
Passeggiando per le vie si sente provenire dalle case, l’inconfondibile profumo della Crescia di Pasqua...
E chi di noi non si cimenta nella preparazione della Crescia di Pasqua, il cavallo di battaglia delle massaie marchigiane?
Passeggiando per le vie della città, i giorni prima della festa, si sente provenire dalle case, l’inconfondibile profumo della Crescia di Pasqua, quella salata, quella al formaggio. Irrinunciabile per ogni buon marchigiano, irrinunciabile per noi. Così tanto amata che in alcune cittadine della Valle del Cesano si organizzano addirittura gare per stabilire quale sia la buona, la più soffice, la più gustosa. Un delizioso modo per farne una bella scorpacciata e stare insieme in allegria.
E che dire della Pasquetta? Quando è di rigore fare la prima scampagnata della stagione?? Che non debbano mancare sulla tovaglia del pic-nic (il mantile di una volta) le fave e il pecorino, la lonza, il salame …poi tutto il resto è solo un meraviglioso di più.
Al termine di questo viaggio nelle tradizioni non mi resta che
Augurarvi Buona Pasqua, da parte mia e da parte di tutto lo staff di Valcesano, che sia una Pasqua di tradizione, di fede e di serenità.
Ringrazio la Venerabile Compagnia del S.S. Crocifisso di Pergola per avermi dato la possibilità di fotografare i loro magnifici arredi della Processione del Cristo Morto, custoditi nella chiesa di San Vitale.
L’Associazione GeStO di Corinaldo per la foto dei Sepolcri.
Il signor Chiavarini Gianfranco per le foto della galtreppola.