Correva l’anno 1502 quando, Cesare Borgia detto il Valentino, conquistò il ducato di Urbino e con esso anche Pergola.
Il Borgia era nientemeno che il figlio, illegittimo, del papa regnante, Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, e a quei tempi imperversava fra Romagna e Marche cercando di costruirsi uno stato tutto suo ricorrendo a ogni mezzo, non ultimo l’omicidio, ancor meglio se a tradimento.
Era, infatti, un tipo privo di scrupoli, pronto a tutto e circondato e servito dalla peggior feccia di sicari, efficaci e crudeli al par suo. Non era la pecora nera della famiglia, anzi! E’ risaputo che in casa Borgia usassero con disinvoltura, chi più chi meno, veleni e quant’altro per sbarazzarsi dei nemici o di chi era semplicemente d’intralcio alla scalata al potere. E dovevano fare in fretta perché nell’Italia del ‘500 le fortune erano allo stesso tempo subitanee ed effimere, si viveva in un costante e precario equilibrio e il potere andava consolidato. Il sogno di ogni famiglia ricca e potente era quello di mettere un proprio rappresentante sul seggio di Pietro, così servendosi della collaudata pratica del nepotismo, si potevano sistemare i membri del clan familiare nei posti strategici nella società.
In quel momento la fortuna sorrideva ai Borgia e questi si adoperavano con ogni mezzo per farla durare.
Il Valentino era figlio del suo tempo, quindi, ma anche e soprattutto era il figlio del Papa e di certo non deludeva le attese di cotanto padre!
Dicevamo, quindi, che questo condottiero, bello e dannato, che era per giunta anche un cardinale, scorrazzava su e giù per la penisola, conquistando e facendo man bassa di stati, staterelli e città, a un certo punto mise gli occhi sul ricco ducato di Camerino, governato da signori illuminati e benevoli, i Da Varano.
I Da Varano erano una famiglia antica e di nobile lignaggio, amati dal popolo, molto ricchi e potenti e i loro possedimenti si estendono dalle Marche all’Umbria.
La tradizione vuole che il Borgia inviti a Pergola, a cena, il nobile Giulio Cesare Da Varano e i suoi tre figli, Pirro, Venanzio e Annibale; non sappiamo con quale pretesto, forse per un accordo di non belligeranza, o per combinare un matrimonio strategico. Sta di fatto che l’anziano Da Varano, capita subito la pericolosità del suo ospite, ha la lungimiranza di mettere in salvo la moglie e il figlio minore Giovanni Maria, a Venezia, prima di mettersi in cammino alla volta di Pergola. Luogo dell’incontro: la magnifica rocca voluta dai Montefeltro e costruita dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini.
I particolari della cena pergolese non sono giunti fino a noi, al contrario della celeberrima e atroce “cena con delitto” svoltasi nella rocca di Senigallia, poco tempo dopo, e raccontataci con dovizia dal Machiavelli in persona, presente ai fatti, nel suo “Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini.” In quell’occasione i signorotti di cui sopra, furono invitati per un allegro convivio e non ne uscirono vivi.
In ogni caso l’epilogo fu il medesimo, gli invitati dovevano morire!
I Da Varano così passarono in poco tempo da graditi ospiti a prigionieri da eliminare e furono rinchiusi nelle segrete della rocca alla mercé del braccio destro del Borgia, tale Micheletto da Valenza (o secondo altre fonti, Michelotto Corella), incaricato di strangolarli.
L’unica concessione accordata al nobile Giulio Cesare Da Varano e ai suoi tre figli, in rispetto del loro rango, fu quella di non avere una pubblica esecuzione, ma di essere giustiziati nel privato della loro cella, con un laccio di seta.
E così nella notte del 9 ottobre 1502 si consumò una vera e propria strage, che quasi estinse una nobile casata marchigiana, i Da Varano; la peste farà il resto pochi anni dopo, uccidendo l’unico maschio scampato all’eccidio.
Sono passati più di cinque secoli da questi tragici eventi e nulla è più come allora: la rocca fu demolita poco dopo e sostituita da un palazzo signorile, ora in rovina, eppure ogni tanto c’è chi giura di aver sentito, passando di lì in certe notti, i gemiti e le urla strazianti di quei poveri innocenti. La leggenda vuole, infatti, che quelle siano le anime dei Da Varano, che vagano senza pace nei pressi del luogo della loro triste fine, in cerca di riscatto, gridando la loro disperazione e la loro rabbia per l’ingiustizia subita e perpetrata per mano del perfido Cesare Borgia.
FONTI
“PERGOLA Lettura della Città e del Territorio” di Nando Cecini
“Misteri, crimini e storie insolite delle Marche” di Maria Paola Cancellieri e Marina Minelli
“Forse non tutti sanno che nelle Marche … “ di Chiara Giacobelli
“Schizzo prospettico” a cura di Sandro Sebastianelli