Il punto di partenza per questa facile passeggiata nei dintorni del Monastero inizia nel parcheggio adiacente il bar. All’estremità opposta rispetto ai tavolini, uno stradello di ghiaia sale sulla sinistra e ci porta sulla strada asfaltata che collega Fonte Avellana al passo della Forchetta e quindi a Frontone. Arrivati sulla carreggiata si gira a destra, si percorrono 50 metri e si sale un sentiero con staccionata che in pochi passi permette di ritrovarsi all’interno del castagneto dei monaci, o almeno quel che ne resta. Qualcuno direbbe che sono solo castagni ma questa generosa pianta, originaria dell’Asia, ha un valore storico e botanico notevole: è stata la compagna di vita di molte popolazioni e il suo legame con i monaci camaldolesi è ben noto, al punto che vicino ad ogni monastero o eremo della congregazione romualdina si trova un castagneto. Ma a queste quote, in una zona così fredda, su suoli calcarei, i castagni sopravvissuti fino ad oggi son davvero prodigiosi.
Dopo la breve visita al frutteto si torna sulla strada, si scende al punto in cui si era sbucati in precedenza e si prende la strada bianca che sale a destra. Il bosco attorno non è più un castagneto ma un bosco misto di latifoglie autoctone con numerosissime specie arboree ma anche diversi arbusti e erbe che arricchiscono il sottobosco. Un luogo per rinfrescarsi d’estate, per annusare i profumi in primavera e per perdersi tra i mille colori dell’autunno. C’è un po’ di salita, ma non dura neanche tanto. Quando lo stradello spiana cambia qualcosa: alberi più bassi e più verdi. Il versante è mutato e siamo esposti a sud-est, per cui si afferma il leccio, e anche qualche fillirea. C’è anche un po’ di roccia a vista e lì si ammucchiano muschi, felci e licheni. Pochi minuti e si è su un’altra strada, sempre di breccia, ma più grande: è la strada delle scalette, uno dei tanti scellerati interventi dell’uomo che hanno ferito il Catria negli anni ’70. Se ne dovrà percorrere un piccolo tratto, fino al tornante successivo. Un po’ perché si sale, un po’ perché il versante piega di nuovo verso nord, che i lecci scompaiono e aumentano, anzi, i faggi. All’esterno del tornante si prosegue dritti seguendo l’antico camminamento che si avvicina alla parete di roccia.
L’atmosfera si fa mistica e si intuisce che questo luogo è stato a lungo frequentato dai monaci, nel ricordo di San Pier Damiani che, secondo la tradizione, amava arrivare fin qui per ritirarsi solitario in preghiera. Davanti si apre una caverna naturale al centro della quale vi è un altare e il pavimento la fa quasi sembrare l’abside di una chiesa.
L’umidità e la lussureggiante vegetazione sono la conferma che gli uomini religiosi del passato avevano gusto nel scegliere i loro luoghi di culto. Mentre l’uomo moderno ha costruito una inutile strada a due passi da questo monumento e distrutto per sempre i resti del sentiero originario che arrivava fin qui. Su quella assurda strada torneremo per iniziare il nostro rientro e ripercorrere anche la stradina nel bosco, fino al punto di partenza.
Se vi resta ancora un po’ di tempo c’è un altro luogo di Fonte Avellana da vedere assolutamente: è l’arboreto che si trova appena sotto il Monastero con l’ingresso situato all’inizio della strada che sale al cortile e al bar. All’interno vi sono numerosi esemplari di piante tipiche di quest’area ma il grande protagonista è una sempreverde aghifoglia plurisecolare: il tasso.
Luogo di partenza: Monastero di Fonte Avellana.
Dislivello in salita: 140 metri
Dislivello in discesa: 140 metri
Ore di cammino: 45 minuti in salita,
30 minuti in discesa
Altimetrie: Fonte Avellana 680 mslm, 1°km 760, Grotta 820, 3°km 760, Fonte Avellana 680.
Punti d’acqua: Fonte Avellana
Bivacchi: nessuno
Rifugi: nessuno
Lunghezza: 2 km in salita, 2 km in discesa.
Difficoltà: T